Reyfoodpassion panada asseminese app contemporaneofood
Eccoci nuovamente con il nostro appuntamento settimanale.
Oggi Parliamo dell’intervista a Emanuela Porru e vi raccontiamo qualcosa in più sul suo blog Reyfoodpassion.
Potete seguire Emanuela anche sulla sua bacheca Instagram, qui il suo profilo.
Emanuela è una giovane donna, mamma, e appassionata di food come tutti noi. E’ una sociologa ed ha pensato bene di unire queste due passioni raccontandoci l’evoluzione delle abitudini alimentari in alcuni articoli del suo blog, spero che continui perchè questi post sono davvero molto interessanti.
Vi ricordo che questa iniziativa la sto portando avanti con Cristina Saglietti del blog Contemporaneofood
Ogni settimana leggerete le interviste a blogger e appassionati di food e food photography. Lo scopo della nostra iniziativa è come vi spiegavo qui, la voglia di costruire una community di appassionati di cibo e fotografia. Gli intervistati appariranno con due diverse interviste, una sul mio blog e una su quello di Cristina.
Per l’occasione gli intervistati prepareranno una ricetta che verrà inserita nell’app di contemporaneofood, in cui rimarrà in modo permanente, e definitivamente, senza modifiche nel corso del tempo.
L’app di contemporaneo food la potete scaricare su app store e su google store.
Reyfoodpassion panada asseminese app contemporaneofood
Tornando alla intervistata di oggi per l’occasione Emanuela ci ha preparato una ricetta tipica della sua regione, la Sardegna: la panada asseminese. Beh io non conoscevo affatto questa ricetta e devo dire mi ha incuriosito non poco. Intanto vi lascio la lista dei suoi ingredienti, e di seguito il link alla sua ricetta.
INGREDIENTI
- strutto
- semola di grano duro
- patate
- pomodori secchi
- aglio
- pelati
- anguilla
Questo è l’elenco degli ingredienti principali, per tutti gli altri ingredienti e i dettagli della preparazione della ricetta, vi lascio il link qui.
Reyfoodpassion panada asseminese app contemporaneofood
Ora passiamo all’intervista, vi ricordo che l’altra parte dell’intervista la potete trovare sul blog di Cristina Saglietti Contemporaneofood
1. Ho letto nella breve biografia sul tuo blog, che sei sempre stata appassionata e incuriosita dal food, fin da quando eri piccina, è stata tua mamma a trasmetterti l’amore per la buona cucina? Parlacene…
Si, è stato decisamente merito suo. Credo che ciò che noi siamo da adulti, inevitabilmente, sia influenzato da ciò che viviamo da piccoli. Mia mamma era una donna forte ed estremamente orgogliosa di ciò che sapeva fare. Non accettava, soprattutto, etichette legate al suo essere donna, e quindi magari meno capace di fare alcune cose. Per intenderci, faceva la macellaia, tra le altre cose. Lavoro non proprio inteso come femminile. Questo suo caratterino, lo portava anche in cucina dove, orgogliosa, mi raccontava di quello che da bambina faceva per la propria famiglia. Le sue, come le mie, erano origini contadine. Persone abituate a lavorare la terra e tenere animali. Quindi in casa si preparava di tutto, il pane, i formaggi, si lavoravano le carni dei maiali e delle pecore. Credo che il segreto sia questo.
E’ vero che lei mi ha insegnato molto presto a cucinare e mi ha sempre tenuto vicina per farmi vedere come si facevano determinate ricette. Ma più importante di tutte, mi ha trasmesso la capacità di fare le cose con passione, cucinare con passione e con orgoglio per aver creato qualcosa di buono con le mie mani. Orgoglio per aver fatto in casa e non aver comprato, con l’idea che tutti possiamo essere in grado di fare meraviglie col cibo. Se cresci col profumo della semola impastata, di una torta che ogni domenica puntuale cuoce in forno, se alle elementari sei già in grado di mettere a cuocere il brodo o il sugo per il pranzo, beh questo ti condizionerà eccome. E poi ho vissuto una cucina estremamente democratica e paritaria, tutti hanno sempre cucinato e così continua ad essere, io e mia sorella, mio papà e mio fratello, ognuno con le proprie specialità.
Credo ci sia questo alla base della mia grande passione per il cibo. Unitamente ad un senso di profondo rispetto per gli atti stessi del mangiare e del cucinare. Sono cresciuta con l’idea che se per la nostra stessa esistenza sia fondamentale cibarci, il minimo che possiamo fare per onorare il valore degli alimenti sia trattarli con amore e essere capaci di trasformarli in qualcosa di ancora più bello e ancora più buono. La tecnica, la voglia di imparare a fare cose più elaborate, sperimentare con gli ingredienti, sono venute di conseguenza.
2. Sempre curiosando sul tuo blog, ho letto che hai seguito un percorso di studi in sociologia, in attinenza con la tua passione per il cibo hai analizzato l’evoluzione delle abitudini alimentari nel corso del tempo. Potresti raccontarci qualche curiosità su come si sono evolute le abitudini alimentari nel corso di questi ultimi decenni?
Quello che ho cercato di fare è stato, innanzitutto cogliere il rapporto tra i sistemi socio-economici ed il modo di mangiare. Questo perché sostengo che la componente culturale e simbolica del cibo sia solo un aspetto di una faccenda ben più complicata. Per intenderci, è facile parlare di cibo della tradizione e di ricette antiche che si tramandano nei decenni. In realtà il patrimonio culinario di un dato territorio è ben più vivo di quanto spesso si tenda a pensare. Subisce una continua evoluzione ed è ben in grado di adattarsi alle contingenze storiche ed economiche. Ecco perché negli ultimi decenni, (e questo vale non solo per la Sardegna ma per tutte le aree che abbiano conosciuto il progressivo abbandono della vita contadina a favore del lavoro nell’industria e nei servizi e dello spostamento verso i centri urbani), si è assistito al progressivo abbandono dei piatti a cottura lenta, delle zuppe di legumi e delle minestre in generale. In passato il piatto unico era prevalente, e spesso gli facevano da contorno salumi e formaggi prodotti domesticamente. Questa abitudine è stata via via sostituita dal consumo di primi piatti, paste e risotti, e dall’aumento incontrastato del consumo di carne, soprattutto i tagli più “semplici e veloci”. Contemporaneamente è aumentato a dismisura il consumo di prodotti confezionati o già pronti, dai biscotti per la colazione ai sughi ai minestroni in busta. la parola d’ordine è praticità e velocità, con la perdita del legame col territorio di produzione e la stagionalità.
Questo naturalmente è un discorso ampio, che si presta a innumerevoli sfumature e dove il vissuto del singolo individuo pesa ancora molto sulle scelte alimentari individuali. Vi racconto un’ultima differenza che fa capire quanto le cose siano cambiate in poco più di mezzo secolo. In passato il pranzo domenicale prevedeva due portate, diversamente da quanto accadeva in settimana. Solitamente si faceva un bollito di carne e, quindi, una minestra. La pasta fresca era l’abitudine mentre poche volte ci si concedeva il lusso di acquistare la pasta secca, venduta sfusa nelle botteghe. In quegli stessi luoghi, oggi, il pranzo domenicale diventa spesso momento di incontro coi parenti e con la famiglia allargata e compaiono piatti “della tradizione” che invece fino a qualche decennio fa praticamente erano sconosciuti: lasagne, arrosti vari, fritture, antipasti e creme in ampia varietà. Tutto questo grazie, o a causa, di una infinitamente più grande disponibilità economica ed un allontanamento dai ritmi e dai prodotti della vita contadina.
3. Sembrerà banale chiedertelo, ma perchè hai deciso di raccontare tutto questo nel tuo foodblog? Sentivi il bisogno di trasmettere questa tua conoscenza e passione tramite delle ricette di tua creazione? Pensi di fare anche degli articoli in cui parlare degli studi che hai fatto, analizzando abitudini e usi rapportati alla società attuale?
La cosa che mi ha sicuramente incoraggiato è stata la voglia di trasmetter questa mia passione e le conoscenze che negli anni ho maturato. Si fa tanto parlare oggi di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato acquistare, cucinare, consumare. Spesso orientati da mode passeggere e studi poco fondati. Ecco, sentivo il bisogno di portare anche la mia realtà, e quindi delle ricette che rispecchiassero il mio modo di vedere la cucina, anche alla luce degli studi fatti. Riguardo a degli articoli di approfondimento, sì conto di pubblicare anche alcuni dei risultati dei miei studi, cercando di raccontare con uno stile informale. Nel sito sono già esistenti due sezioni principali. Una è quella delle ricette, l’altra è quella degli articoli, dove intendo parlare con meno rigidità, di vari argomenti, sempre col focus della cucina e del buon mangiare secondo quelle che sono le mie idee al riguardo.
4. Cosa ti piace di più cucinare, fotografare o scrivere il post e poi condividerlo sui social?
Il momento della cucina è quello più fisico per me. Spesso sento proprio il bisogno di mettermi ai fornelli e scaricare la tensione della giornata o della settimana. Oppure lo faccio per celebrare qualche avvenimento o persona, fare un dono, regalare un sorriso. Insomma per me cucina significa gratificazione, da qualsiasi parte la si guardi. Quindi sicuramente il momento che preferisco è questo, inutile negarlo. Da quando è iniziata l’avventura col blog devo però cercare di mediare l’impulso creativo e non scordare di fare le foto, ad esempio. Devo dire che per me il mondo della fotografia è completamente nuovo, mi ci sto impegnando ma so di essere anni luce lontana dai risultati che vorrei. E’ una bella sfida e cerco di migliorare ogni giorno. Leggo tutorial, cerco di capire i dettagli delle bellissime foto che ogni giorno vengono pubblicate su Instagram, e piano piano sto cercando di acquistare un po’ di attrezzatura che mi aiuti nell’opera. Insomma, il lato fotografico è tosto, ma quando mi esce una foto decente, che soddisfazione.
La scrittura dei post e la condivisione sono due momenti che sto apprezzando tantissimo. Mi piace scrivere e comporre una ricetta o pensare ad un articolo, e poi la soddisfazione di vederlo pubblicato è grande. Quando poi, leggo bei commenti o qualche richiesta di spiegazione o chiarimento, insomma capisco che ciò che faccio interessa, beh sono al settimo cielo.
Grazie Emanuela, è stato davvero piacevole ospitarti virtualmente nella cucina di Paprika e Cannella.
Per quanto riguarda la nostra rubrica l’appuntamento è alla prossima volta, intervisteremo un’altra/o bravissima/o blogger.
Se anche tu vorresti essere intervistata/o ti ricordo che puoi contattare me e Cristina su Instagram nella chat diretta, oppure scrivendomi qui sul blog, o a questo link direttamente sul blog di Cristina.
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